di Maurizio Inguaggiato
«C’era una volta a Leri…». Inizia così la narrazione dei volontari dell’Associazione L.E.R.I. (laboratorio educativo risorgimentale italiano) Cavour su quanto si sta facendo in queste settimane per dare un’aria natalizia al borgo che tanto hanno preso a cuore. È un Presepe molto particolare quello che stanno mettendo a dimora sul suolo del borgo. Sculture in rete di ferro, Giuseppe e Maria in legno, e quegli scatti fotografici del lavoro che stanno eseguendo che risultano contornati da quell’alone di nebbia così da rendere tutto quanto ancora più particolare. Quasi a voler tornare indietro nel tempo.
Sulla loro pagina Facebook i volontari dell’associazione scrivono di essersi «divertiti a creare sculture con la rete di ferro. Anche Leri ha il suo presepe quest’anno. Si sta popolando, giorno dopo giorno, di personaggi. È la prima volta, dopo tanti anni, che Leri ospita nuovamente un presepe e lo fa in un anno particolarissimo a dimostrazione che ‘rinascere’ è possibile».
Dai volontari un invito: «Se avete occasione e volete ammirarlo ed essere un po’ parte di questo ‘evento’, passate a fare una foto e condividetela anche sulla pagina della nostra associazione. Da parte nostra poi va un ringraziamento al sindaco Daniele Pane che sostiene ogni nostra folle iniziativa». Come detto, il nuovo Presepe del borgo ha però una doppia anima, quella in ferro, con personaggi che tra la nebbia sembrano fantasmi della vita passata nei secoli scorsi a Leri, e quella in legno. Come scrivono sempre i volontari «c’era una volta, a Leri, un bellissimo presepe di legno finemente intagliato. A Natale veniva esposto nella stanzina laterale della chiesa settecentesca dedicata alla Natività di Maria Santissima. Fu rubato negli anni Settanta. Per questo abbiamo pensato di crearne uno nuovo che si popolerà di personaggi da qui a Natale e nel quale potremo ‘immergerci’. I protagonisti che aprono questa storia non possono che essere loro: Maria e Giuseppe. Si tendono le mani come per aiutarsi in questa rivisitazione della natività creata con materiali di scarto dai quali è possibile far rinascere la vita e quelle stesse mani si riempiranno prossimamente di vita. Non sono perfetti e hanno qualche buco. Abbiamo fatto questa scelta perché rispecchiano un po’ tutti noi e il luogo in cui si trovano. Un luogo che ai più potrebbe sembrare imperfetto, quasi senza speranza, ma che nasconde una bellezza che solo il tempo, l’attesa, la pazienza, il desiderio, la creatività, l’unione potranno tirare fuori. Un pezzo per volta…».
Un altro tassello è stato dunque messo all’interno di un grande progetto che ha come unico obiettivo quello di veder rinascere il borgo che è stato di Camillo Benso di Cavour.